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Da ristorante a pasticceria, prove di resilienza in lockdown

Il lockdown ha costretto il mondo della ristorazione e le aziende collegate a un fermo prolungato. Tanti locali hanno preferito chiudere in attesa che l’emergenza sia superata, molti altri hanno deciso di aprirsi all’asporto e alla consegna a domicilio, se non altro per continuare a mantenere la relazione con i clienti e per cercare di limitare le perdite economiche.

In Clarabella non ci siamo mai fermati e abbiamo scelto di reinvenarci, più volte.

“Da subito l’esigenza, prima che economica, è stata di salvaguardare il lavoro delle persone fragili che lavorano nelle attività della agricola – spiega il presidente Andrea Rossi -. L’interrompersi della routine giornaliera si ripercuote sulla loro salute e sul loro benessere, oltre che sulla qualità della loro vita: li destabilizza, interrompe relazioni per loro fondamentali, porta spesso all’aggravamento delle loro crisi”.

“Nel primo lockdown al ristorante Centottanta Cantina & Cucina abbiamo inaugurato il servizio asporto e delivery, permettendo ai ragazzi in cucina di continuare a lavorare – dice il responsabile Massimiliano Metelli -. Con la seconda chiusura abbiamo deciso di trasformarci in un laboratorio di panettoni e quella che era nata come un’idea anticrisi è diventata una grande soddisfazione per tutti. Per primi i ragazzi che si sono impegnati a lavorare anche al confezionamento delle scatole regalo”.

“La ricetta doveva essere diversa così come è diverso il progetto Clarabella, così – dice lo chef Francesco Pezzaioli – ho attinto dal nostro orto e abbiamo realizzato un panettone alla zucca e albicocche semicandite che è piaciuto moltissimo”.

Con la stessa filosofia di resilienza, la cantina di Clarabella ha puntato sui cesti di Natale preparando un catalogo di regalo ricchissimo di proposte, tutte nel segno del territorio, della bontà e dell’inclusione. E anche qui le risposte sono state superiori alle attese, complice anche il fatto che tante aziende nell’impossibilità di organizzare cene natalizie hanno optato per i cesti.

Anche Agroittica Clarabella ha scelto la flessibilità e si è momentaneamente reinventata.
“Fino a qualche mese fa lavoravamo al 90% con ristoranti e bar – spiega il responsabile commerciale Davide Massetti – Con la chiusura dei locali abbiamo abbracciato la sfida di proporre i propri prodotti alle famiglie. Una sfida non facile, anche in un territorio di lago come il nostro”.

La sfida è economica, ma soprattutto culturale e sociale.

Agroittica è nata per valorizzare il lago e i pescatori e insieme a loro la tradizione della pesca e le antiche ricette e preparazioni. Trasformando il pescato in prodotti affumicati, marinati e conserve Agroittica Clarabella infatti tiene in vita le preparazioni della saggezza popolare e destagionalizza il mercato del pesce di lago garantendo ai pescatori un mercato tutto l’anno.