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Clarabella «180» e «Rosé», due nuovi Franciacorta

“Dica francamente come le sembrano, lasci perdere il progetto di solidarietà che sta alle spalle di questi vini. Non cerchiamo sconti sulla qualità. Anche la scelta del biologico vogliamo che sia sullo sfondo. I nostri prodotti devono confrontarsi con Franciacorta normali”

Il Dottor Andrea Materzanini, psichiatra dell’Ospedale Mellini di Chiari, grande amico del Gruppo che si identifica con Cascina Clarabella, che si occupa del recupero di pazienti psichiatrici avendo come focus la dignità delle persone, vuole che anche i Franciacorta di Cascina Clarabella la dignità se la conquistino nel bicchiere. Si tratta di una impostazione che ci affascina, che vogliamo sottoscrivere a quattro mani, tanto più che i nuovi Franciacorta di Clarabella hanno gambe solide per camminare. Per vero all’enotecnico Aldo Papetti qualche sconto l’avremmo fatto per via di una cantina costretta in spazi angusti che costringe a piccoli miracoli organizzativi. Ma non vuole sconti e non gli servono. Poi il discorso che sta sullo sfondo viene ugualmente fuori, perché la cooperativa sta per lanciare un millesimato 2008, di grande potenza, che si chiama “180”. Una provocazione bella e buona, perché la legge 180 è la famosa Legge Basaglia, quella che ha portato alla chiusura progressiva dei manicomi e alle forme attuali di cura dei malati psichiatrici. Il tema, per di più, casca in un momento in cui è sul tappeto la chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari (come quello di Castiglione). Così, anche se vogliamo parlare di vino, l’etichetta sta lì a ricordarci una realtà che tendiamo a rimuovere.

La novità è che Cascina Clarabella ha presentato lunedì scorso 9 marzo ai clienti e alla forza vendita, due nuovi prodotti che completano la gamma. Gli appassionati li assaggeranno a Vinitaly. Un debutto che affronta con emozione. Il prodotto di punta diventa il “180” che è il primo millesimato Clarabella. Viene dalla vendemmia 2008 e potrebbe anche presentarsi come riserva (ma il profilo basso è d’obbligo). Si tratta di un non dosato bello tosto, con un forte profilo terziario di spezie e di erbe aromatiche e, per i più raffinati, una punta di polvere da sparo. Vino da grandi occasioni e da piatti strutturati, gli si può rimproverare al massimo di seguire una linea tradizionalista per il Franciacorta. Oggi anche i 2008 hanno profumi aromatici da ragazzini.

L’altra novità di Clarabella è il Franciacorta Rosè che è di tutt’altra pasta. Si tratta di un rosato con l’80% di pinot nero raccolto in una piccola vigna sul Montorfano dalla inesauribile soavità. L’acidità, come in tutta la produzione curata da Papetti, è molto contenuta perché l’azienda preferisce uve ben mature. In effetti facciamo fatica a ricordare un pinot nero così perfettamente maturo che sprigiona profumi di fiori bianchi e di frutta fresca. Vino da aperitivo per eccellenza, dalla bevibilità inesauribile, svetta sulla media anche perché in zona i rosati sono la tipologia più problematica.

Sulla linea del rosato c’è il Saten, mentre il Brut ed il Non Dosato sono sulla linea austera del nuovo “180”. Le bottiglie ora disponibili sono 70mila e il direttore commerciale Alessandro Mogavero dice che da due anni sono esportate anche in Germania. La produzione è tutta biologica sin dall’origine (le prime vigne sono del 2002), ma a Clarabella considerano una scelta normale “avere rispetto della vigna come se ne ha delle persone”. L’attività vinicola si affianca con numeri in crescita all’agriturismo (37 posti letto) e al futuro ristorante. Già perché Clarabella non è una struttura assistenziale: i collaboratori sono regolarmente retribuiti, perché la busta paga è, dice Materzanini, un pezzo importante della restituzione della dignità.

 

g.m.p.

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